La Stella di Daubmir

SCULTOREO

Non permettere al momento di dissolversi
Lascia che il pensiero radiante rimanga cristallizzato
Sebbene la pagina sia quasi piena
E la fiamma tremi incerta
Non siamo ancora ascesi al livello di noi stessi
La conoscenza cresce lentamente
Come un dente del giudizio
E la statura dell’uomo viene misurata alta
Sullo stipite di una porta bianca

Da lontano sento urla strazianti
Sono i gabbiani in cielo
Tutt’altro che sofferenti
È la loro canzone di vita
E allora dato che godi
Non permettere al momento di dissolversi
Ma scolpisci l’attimo nel suo divenire



Daubmir



DaubmiRoma

SVOLGIMENTO

Tra computer, penna e libro
metà del mio giorno passa. Ho superato il mezzo secolo
e mi vedo davanti la mano raggrinzita che
scrive e non riconosco.
Vivo in strane città e a volte parlo
con estranei di cose per me estranee.
Ascolto molta musica: Bach, Brahms, Chopin ed Einaudi.
Percepisco tre elementi in musica:
debolezza, potenza e dolore.
Il quarto elemento mi sfugge,
non ha nome.
Leggo poeti e altri scrittori, viventi o appena morti, che
mi insegnano tenacità, fede e orgoglio. Cerco di capire
i grandi filosofi — ma spesso digerisco solo
briciole del loro prezioso pensiero.
Amo fare lunghe, lunghissime passeggiate per Roma
e osservare malinconico ciò che mi circonda.
Accanto a me pini che esprimono null’altro
che la loro verde, indifferente perfezione.
Uccelli neri passeggiano buffi sui prati,
dondolandosi in danze millenarie:
quant’è che ripetono movimenti inseriti dalla genetica?
Non sono più giovane, ma altri sono più vecchi.
Mi piace il sonno profondo, quando cesso di esistere,
e le gite in auto per strade secondarie
nella campagna tra pioppi e casolari
che si sciolgono come nuvole al sole.
A volte nei musei i grandi maestri mi parlano
e l’ironia svanisce.
Adoro guardare il volto di mia moglie,
e il suo riflesso nel sorriso di mia figlia.
Non sono proprio figlio del mare,
come alcuni artisti dicono di essere,
ma figlio dell’aria, del cielo e della terra
e pur guardando il mare con passione
sento che non tutti i sentieri della vita
confluiscono ancora nel mio
cuore.



Daubmir



Nascita floreale


OSSERVAZIONI & VISIONI

Potrebbe essere stata mezzanote
quando parlammo l’ultima volta
ed ora butto giù questa poesia
che continua a volarmi via di testa,
sotto queste stelle xenofobiche
che mi sfumano le forze:

gravità, magnetismo, vento e
il dolce persistere di un bacio,
un profumo di ricordi, una stanza
che odora di frutta e di campagna.

Una farfalla cardinale riposa tremula
su un ramo, inconscia della propria bellezza.
Ma devi essere un uccello per capire -
piume e ossa leggere, vuote.

Vienimi incontro, sembra dire il cirro alla luna,
e parte di me rimane immobile, mentre l’erba
assorbe la rugiada e la primavera forza
gli alberi a fiorire.

Ho la schiena che pulsa di dolore, come un kouros
crepato da un fulmine di Zeus.
Lo so che soffrire non ci fa belli,
ci fa anzi scomparire
come indossassimo una lunga veste nera
nel cuore della notte,
o giacessimo piangendo
sulla terra che gira
troppo veloce.



Daubmir



Cardinale


DIPARTITA

Le mie fiamme si alzano verso il tuo vuoto.
Sono il paracadute rosso vermiglio nel tuo sogno in bianco e nero.
Mentre il mio riverbero ti irradia, la tua anima plumbea si muta in pelle.
La mia luce è troppo lenta nel raggiungere la tua costellazione.

La depressione ora mi afferra
nei due minuti che mi hai lasciato.
Ti spandi su di me come velo di brina.
Se centoventi secondi
hanno esanguato il mio cuore così completamente,
come mi passeranno le ore?



Daubmir



Kouros-Daubmir


LA SENSAZIONE

La sensazione arriva come esplosione,
Istanti di luce. O di oscurità .
Il resto sono ore che passano, lo sfondo
grigio per contrasto. Il resto è vuoto.

Prende solo un attimo. Il corpo si scinde e libera
la trasparenza con la quale assorbe l’Altro.
Si incorpora nelle cose, si materializza
nella sostanza dei dintorni
e vibra gemendo.



Daubmir



DaubmiRosato


INCRINATURA

La mia vita è in via di conclusione,
fatto statistico appurato e semplicemente vero.
Mi guardo allo specchio, ma è incrinato

e così riflette due, tre o più versioni
che mancano di coesione. Quale meta dovrò raggiungere
nel tempo che mi rimane? Sono pronto col bagaglio,
il passato è imballato, poco rimane da fare ancora.

Mi guardo allo specchio, ma è incrinato
e non verrà aggiustato — ha sempre comunque riflesso
quello prima di me sdoppiato.
La mia vita è in fase di chiusura,
e non c’è veramente nulla da fare: è un fatto.
Ma non posso vivere in astrazione, richiedo certezze
come avevo un tempo e non gradivo.

Mi guardo allo specchio, ma è incrinato;
mi giro indietro in cerca dell’esatto,
le notti sciolgono l’ombra che si ritrae alla vista:
la mia vita è finita, è un fatto.



Daubmir



Luce dal Nulla


INCANTO

Il profumo di primavera è nell’aria
e lo conoscerò bene prima che se ne vada
(il lieve fiore umido delle labbra d’amanti)
e lo conosco bene prima dell’alba.
E anche se ora bevo da questo calice di vino rosso,
rimarrò sulla porta del mio destino ancora sobrio
a guardare l’infiorescenza della luna,
i gelsomini attorcigliati sotto il suo riflesso
(come l’anima mia che si contorce)
e ciò che rimane della dolcezza notturna.



Daubmir



Arboreale


MARZO INTERIORE

Cantami ancora la tua acuta litania mattutina,
allodola senza tregua
che salti da un ramo spoglio
ad un arbusto secco;
promettimi gemme nuove,
terra ancora troppo rigida e malata;
pronunciati ancora, benedizione verde,
bacio del sole; persuadimi, ape, non restar muta:
leggimi i nomi dei mesi più gentili,
ricordami il sapore della frutta estiva.
Il cuore è testardo nella sua incredulità,
a rievocare come gli inizi sempre si induriscano
in questa ricorrente metafora di amarezza.
Le rondini arriveranno dal sud
a popolare il cielo sopra di me:
insegnatemi a volare dentro
e un giorno imparerò.



Daubmir

<< Pagina Precedente
> Vai in giro <
Pagina Successiva >>

Copyright © 2007~Daubmir & Kinkazzo


Powered by Blogger